Se n’è andato Paolo Beldi, aveva cominciato a Radio Azzurra, a Novara non lo hanno dimenticato
Il ricordo commosso del regista televisivo, fatto da Ugo Ponzio di Radio Azzurra:”Si sentiva solo e abbandonato”.
“L’ho sentito non più tardi di due settimane fa, mi chiamava spesso, credo si sentisse solo e un po’ abbandonato”. L’ultimo ricordo di Paolo Beldì, tracciato da Ugo Ponzio, patron di Radio Azzurra, è carico di malinconia e dolore, per l’ennesimo amico che se ne va, e con lui, un pezzo dell’epopea radiofonica novarese.
Il regista divenuto famoso per “Quelli che il calcio”, era nato a Novara nel 1954 ed il prossimo 11 luglio avrebbe compiuto 67 anni. Ieri sera al circolo di Levo, non lo hanno visto al fischio d’inizio di Italia-Belgio. Troppo strano, vista la sua passione per il calcio, in particolare per la Fiorentina; così quando sono andati nella sua casa di Magognino sopra Stresa, lo hanno trovato come addormentato, forse per un colpo al cuore.
Aveva cominciato proprio nella neonata Radio Azzurra: “Era il 1975 si presentò in radio con una compagnia di giovani amici. Mise su un programma che si chiamava ‘C’è Pablo‘, erano in onda ogni giorno dalle 14 alle 15. Si collegavano con Paolo Moroni che era a Roma – ricorda Ponzio – la telefonica cominciava sempre con ‘La città è in festa’; una ne pensavano e cento ne facevano…”.
Una trasmissione demenzialmente spassosa, sullo stile di “Alto Gradimento”, messa su insieme a Gianni Dal Bello, elaborata nello studiolo che aveva ricavato sopra l’agenzia pubblicitaria di papà che aveva sede fra via Canobio e Vicolo dell’Arco: “Respirava pensieri ed atmosfere, assolutamente anticipatorie per la Novara provinciale di allora” spiega Ugo Ponzio, che ricorda come sia stato certamente influenzato dal lavoro pioneristico che svolgeva il padre in agenzia: “Credo che la musica del famosissimo carosello di Bialetti con Gino Panagini fosse sua”.
Poi suo padre addirittura la radio gliela misa su apposta per lui, facendo nascere Onda Novara; insomma, le basi per il successo che poi è venuto, c’erano tutte, ma non si è mai dimenticato di Novara e dei suoi amici della radio.
A quanto pare, il mondo dorato della Tv, si è invece scordato in fretta di lui: “Credo si sentisse abbandonato – sostiene Ponzio – dalla Rai era stato scaricato, so che aveva lavorato ad uno special per Celentano, ma poi non se ne fece nulla. Ricordava con affetto solo qualcuno dei molti personaggi che una volta si dicevano amici e che magari in queste ore, spenderanno parole di comodo commiato”. Legatissimo a Walter Chiari, gli era rimasto vicino Marino Bartoletti, Teo Teocoli e pochi altri.
Amava la compagnia femminile, ma non si è mai legato troppo e negli ultimi anni usciva di rado dal suo “rifugio” sopra le alture del Lago Maggiore: “Era ipocondriaco, in questo periodo di pandemia aveva paura, restava quasi sempre in casa” dice Ponzio, che rammenta pure le eccentricità, le sue manie: “Aveva due cose di tutto: due volvo blu, due giacche blu; ma usava sempre solo una cosa”.
Un episodio su tutti, spiega quale fosse il concetto di amicizia per Paolo Beldì: “Mi chiamò una mattina, gli dissi che avevo mal di schiena. Il pomeriggio si presentò in radio con una pomata per farmi passare il dolore”.