Sfruttamento nella distribuzione dei volantini: tre arresti per caporalato a Sant’Agabio
Due pakistani di 32 e 44 anni sfruttavano i propri connazionali, mentre la mente del gruppo è un italiano pregiudicato di 44 anni.
Tre ordinanze cautelari sono state emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Novara, nei confronti di due cittadini pakistani, I. A. e T. U., rispettivamente di 32 e 44 e anni, con velleità imprenditoriali; ma soprattutto di un italiano, C. A., di 44 anni, ritenuto la mente del gruppo, cioè un cosiddetto “colletto bianco”, con a proprio carico precedenti penali e di polizia, anche di natura societaria, e coinvolto processualmente in una delle più atroci vicende di cronaca nera accaduta in questa provincia. I tre sfruttatori sono stati arrestati dalla Polizia di Novara, in un’operazione portata a termine ieri all’alba (martedì 14 dicembre).
Secondo gli inquirenti, al termine di un indagine cominciata nell’agosto del 2020 per arginare situazioni di degrado di determinate zone della città ad alta concentrazione di residenti di origine extracomunitaria; è emerso che in alcuni appartamenti di Sant’Agabio, complice la presenza di cittadini pakistani in contesti di sovraffollamento, alcuni di essi, stiano stati arruolati nella distribuzione dei volantini, in condizioni di lavoro e di esistenza stessa, non solo al di la delle normative vigenti, ma ben oltre la decenza.
Ai lavoratori veniva corrisposta una retribuzione palesemente sproporzionata alla quantità del lavoro prestato; i malcapitati erano costretti a lavorare anche per diciassette ore al giorno, e retribuiti per meno di due euro all’ora, senza i più elementari presidi di protezione individuale, e costretti a dormire in condizioni di sovraffollamento e promiscuità, finanche in un periodo come quello attuale caratterizzato dal rischio di diffusione epidemiologica da Covid-19 posto che, per consentire la collocazione di sufficienti posti letto nelle stanze a ciò dedicate, erano allestiti soprattutto letti matrimoniali.
Nel corso dell’indagine ci si è trovati di fronte a persone prive di mezzi alternativi di sussistenza (per sé e per i propri familiari dimoranti nel Paese d’origine) e, pertanto, in stato di bisogno oggettivo; reclutati dall’estero o da diverse zone d’Italia e condotti a Novara dove erano costretti a vivere in condizioni precarie. Da questo capoluogo venivano portati a lavorare in lontane località del Piemonte, della Valle D’Aosta, della Liguria e della Lombardia, a bordo di furgoni obsoleti e spesso fatiscenti, scaricati in vari punti delle città, e costretti, a piedi, distribuire migliaia di volantini, anche in presenza di avverse condizioni climatiche senza l’uso dei dispositivi di protezione individuale come le pettorine.
Nonostante il concetto di caporalato sia prevalentemente associato alle grave forme di sfruttamento diffuse nelle campagne del meridione, l’indagine svolta dagli uomini della Questura di Novara, ha portato alla luce l’esistenza di gravissime forme di sfruttamento “in ambiente urbano” non meno rilevanti, per intensità e per dimensione, di quello delle campagne.
Quella di cui parliamo, è la più importante operazione in materia di caporalato in questa provincia ed è stata adempiuta con la massima professionalità e partecipazione al fine di garantire a tutti i lavoratori, siano essi italiani o stranieri, manovali o professionisti, giovani alle prime esperienze od individui non ancora pensionabili con difficoltà di reintegrazione nel mondo del lavoro, condizioni di vita dignitose e la speranza di un futuro migliore.
Fonte Ufficio Stampa Questura Novara