Un mese di Novara Fc, dal primo vagito ai vertici della serie D. Ferranti: ”Vogliamo vincere subito”
L’intervista a tutto tondo al Presidente del Novara Fc Massimo Ferranti, che ripercorre il mese che ha fatto riaccendere la passione nei tifosi azzurri.
“Di norma non credo all’amore a prima vista, ma quello che mi sta succedendo qui a Novara, è qualcosa di inimmaginabile. L’affetto della gente è coinvolgente e sorprendente, probabilmente mi dovrò ricredere”.
Così l’ingegnere Massimo Ferranti, descrive l’avventura cominciata poco più di un mese fa alla guida del Novara Fc, società messa in piedi in 10 giorni, in una rincorsa contro il tempo per cominciare ad esistere, prima ancora di far allenare un manipolo di ragazzi, che in qualche settimana sono diventati non solo una squadra vera, ma la compagine che la gran parte degli addetti ai lavori indica come la favorita al successo finale.
La schiettezza, l’empatia, la semplicità dei modi, sono i principali segni distintivi del Presidente, capaci di riaccendere fiducia ed entusiasmo, al di là di una categoria che la piazza non aveva mai praticato. L’onta dell’aver perso il professionismo, dopo 113 anni ininterrotti, superata dal contagioso slancio emozionale. Il tutto grazie ad un progetto nuovo, dentro al quale la tifoseria si è gettata anima e cuore, anche perchè si sente direttamente coinvolta, in una sorta di catarsi collettiva, utile a lavare via le scorie negative, maturate in questi ultimi anni.
“La risposta che abbiamo avuto dal nostro pubblico è straordinaria – ci spiega Massimo Ferranti – l’affetto, l’atmosfera e l’incitamento dentro e fuori lo Stadio, gli oltre 3000 abbonamenti, numeri raramente toccati anche in altre categorie; sono tutti elementi che ci incoraggiano a proseguire con maggiore impegno. Credo che questa accoglienza, sia anche un po’ figlia del desiderio che la gente aveva di voltare pagina”.
Insomma, una sorta di luna di miele, che però almeno dal punto di vista della piazza azzurra, non può essere derubricata ad infatuazione adolescenziale, perchè la tifoseria, era caduta in quello stato tipico di chi esce da una lunga convivenza che aveva avuto al suo apice momenti di passione pura, poi col tempo appassiti, per tramutarsi quasi in repulsione. Il cuore azzurro inaridito, al punto di dire basta: “Non mi posso più innamorare”. Poi improvvisamente scatta quella scintilla e la fiammella della passione si rianima, per tornare ad ardere. Ma sarà così anche per Massimo Ferranti, oppure è solo una passione passeggera, l’eccitante novità del presente?
“Quando mi sono buttato in questa avventura, sapevo perfettamente che sarebbe finita così. Sono coinvolto al 100%, mi dedico al Novara Fc con il massimo delle energie e ne sono felice. Ho i capelli bianchi e credetemi, lo so che adesso tutto è spinto e favorito dall’entusiasmo, ma so anche che potrebbero arrivare momenti difficili, il tempo delle critiche, ma quando mi dedico ad un progetto, non è mai per caso”.
Una prova tangibile, la fornisce proprio l’attività di famiglia, oggi curata dal figlio Tommaso.
“Fino a 10 anni fa ero nel ramo costruzioni, poi proprio la passione mi ha portato a sviluppare un software per il gioco del Burraco, da li è partito tutto. Oggi la Giocaonline srl è divenuta leader del settore, ora abbiamo tutti i concessionari italiani. Abbiamo sbaragliato la concorrenza straniera che deteneva il mercato nazionale”.
L’occasione è buona per tornare sulle gravi accuse di incompatibilità rivolte a Ferranti, rispetto al mondo delle scommesse on-line. Influenze e rapporti, esplicitamente vietati dall’Uefa e dalle norme federali.
“Non ho mai temuto per me o per l’azienda – risponde il Presidente con fermezza – per la totale inconsistenza di quelle accuse, visto che noi non abbiamo mai avuto rapporti con quel mondo. Ci occupiamo di giochi d’abilità, in particolare dei nostri giochi della tradizione, di recente ci stiamo dedicando anche allo sviluppo di giochi da casinò. Nulla a che fare con le scommesse e con il calcio. Speravo solo che quelle uscite non influenzassero l’opinione della gente, per fortuna non è andata così”.
Il Novara Fc è diventato operativo solo dai primi di settembre, oggi è nei fatti una realtà, anche se la neonata società, comincia solo ora ad uscire da una prima fase emergenziale.
“E’ proprio così, è stata una lotta contro il tempo e contro la burocrazia, dove risolvevamo un un problema, se ne aprivano altri dieci”.
Dall’iscrizione al campionato, ai gravi problemi allo Stadio Piola “Aprire le curve è stato quasi un miracolo…”. Dall’iniziale strutturazione dell’organigramma societario, alla formazione della squadra, passando per gli accordi con Vivaticket per mettere in piedi la campagna abbonamenti. E’ stata davvero una maratona, corsa però alla media di un velocista, adesso la società comincia a sollevare lo sguardo, provando a guardare un po’ più avanti.
“Presto arriverà un nuovo direttore generale, apriremo la nostra sede in centro (via Baluado Partigiani 2 n.d.r.), ma non faremo altre grandi trasformazioni o implementazioni al momento – spiega Massimo Ferranti – non dimentichiamoci che siamo in serie D e ci vogliamo restare il meno possibile, quindi ci organizzeremo e struttureremo meglio nel tempo, nelle categorie che ci competono”.
Sta dicendo che in un ipotetico cronoprogramma, il primo punto è vincere il campionato? “Assolutamente sì, dobbiamo arrivare al professionismo subito, perchè come dicevamo prima, le vittorie sono il carburante che alimenta questo progetto e perchè questa piazza non può stare fra i dilettanti”. Questo vuol dire che se all’apertura del mercato di gennaio, ci sarà da fare qualche ulteriore sforzo, non si tirerà indietro? “Certamente è anche un fatto di semplice pianificazione degli investimenti. Facciamo un esempio, se due campionati di serie D costano 10+10, investire qualcosa in più quest’anno per vincere, ci farà risparmiare ciò che spenderemmo per riprovarci l’anno prossimo”.
Beppe Di Bari è riuscito nell’impresa di portare il Foggia dalla serie D alla B, in quattro anni, si direbbe l’uomo giusto, come è arrivato al suo nome?
“Sono molto amico di Alessandro Ruggeri, figlio dell’ex presidente dell’Atalanta, è lui che me lo ha consigliato”.
Lo sa vero, che ci sono realtà che buttano denari da anni per arrivare in serie C, e nel vedere la sua società spuntare dal nulla, ed una squadra che si allena da un mese, puntare così decisa al successo, senza in realtà aver costruito una vera e propria corazzata, sta facendo storcere un po’ il naso a qualcuno. Anche perchè lei inizialmente è stato un po’ dipinto come una Biancaneve finita in un mondo che non conosce, pronta ad essere sbranata dai famelici lupi del mondo pallonaro… “Credetemi, sono appassionatissimo di calcio e più competente di quanto si creda, ed anche noi qualcuno lo conosciamo. E poi non è che abbiamo speso proprio niente, non siamo proprio degli sprovveduti”.
Non era proprio solo un puntino sulla carta geografica, perchè a Novara c’era già stato, ma se non è un colpo di fulmine, poco ci manca.
“Prima che partisse tutto, sono venuto una sera a cena con mia moglie in centro città. Ne siamo stati conquistati dal primo momento, forse era destino che c’incontrassimo”.
Avremo pure qualche difetto noi novaresi, altrimenti diventa difficile credere che non sia solo piaggeria…
“Non mi si fraintenda, ma una cosa la voglio dire. Non mi piace questo vostro ricorso sistematico alla nostalgia, questa continua evocazione al passato, questo sguardo sempre rivolto all’indietro. Lo capisco sia chiaro, ma sarà perchè non amo la simbologia e guardo sempre al futuro; ecco questa cosa un po’ l’ho notata”.
Presidente, questo vuol dire che i tifosi si possono scordare i trofei, il legittimo desiderio di riprendersi la loro storia?
“Assolutamente no. Non so come e quando sarà possibile, ma se ci sarà anche solo un margine, proveremo sicuramente a restituire al legittimo proprietario tutto quanto. Perchè sia chiaro, i tifosi devono prendere coscienza che il Novara sono loro, e questo nessuno glielo può togliere, anche se loghi, trofei o carte bollate, stanno da un’altra parte”.