«Non è la grandezza del peccato che tocca Dio, ma la misura dell’amore suo tocca noi». Così Edoardo Menichelli, cardinale e relatore del recente Sinodo dei vescovi sulla famiglia, commenta il brano della peccatrice perdonata dal Vangelo di Luca di fronte al pubblico riunito nel Duomo di Novara venerdì 26 febbraio, nel secondo Quaresimale della Cattedrale proposto da Passio 2016. A confronto, davanti a Gesù, una donna – colpevole e pentita – e il fariseo Simone, che si ritiene senza peccato. «Gesù indica a Simone l’amore che la donna ha per lui, e lo spinge a confrontarsi con esso. Solo così scoprirà che anche lui è peccatore, perché solo l’amore ti cambia – spiega Menichelli – Pecco perché non amo, sono amato e quindi perdonato. E, se sono perdonato, amo».
È la parabola della misericordia, che si gioca nella casa di Simone e in quella di ogni famiglia perché – ricorda il vescovo mons. Franco Giulio Brambilla, che, accompagnato da un brano alla viola di Riccardo Brumat, introduce l’incontro – «sul tavolo della casa mettiamo il patrimonio più prezioso che abbiamo: l’amore di un uomo e di una donna e la freccia che entra nel futuro che sono i figli. Per questo può essere il luogo dei grandi amori, delle grandi delusioni, delle grandi frustrazioni, e persino dei grandi odi e delle lacerazioni imperdonabili. Per questo al suo centro ha bisogno di tanta tenerezza e di tanta misericordia».
Gesù si reca spesso nelle case degli uomini, senza attendere che essi ne escano ad ascoltarlo, e pone domande che invitano a conversione. «Porte blindate, che allontanano i vicini e che solo i ladri sono capaci di aprire; molta autonomia ma poca libertà; molta genitorialità, ma poca maternità e paternità; molto cibo ma poca convivialità», così il Cardinale fotografa le molte contraddizioni delle famiglie di oggi. «Al sinodo abbiamo parlato anche delle ferite della famiglia – soggiunge –. Ogni ferita ha bisogno di medicina e di terapia, e quella che porta Gesù è la terapia della speranza». Essa è il frutto del perdono di Dio: «quand’ero bambino – ricorda Menichelli – la maestra mi chiamava alla lavagna, correggeva i miei errori, e io cancellavo, ma sotto il segno dell’errore restava. Dio invece prende la nostra lavagna e ce ne dà una completamente nuova. È l’esperienza del perdono, che ci rende creature nuove».