Lo strumento c’è: basterebbe avere il coraggio di impugnarlo, con convinzione, per salvare il lavoro dei dipendenti delle Officine Grafiche. Uno strumento di tipo tecnico, urbanistico, nello specifico: una variante al Piano regolatore che sospenda la trasformazione dell’area di corso della Vittoria in residenziale vincolandola, ben stretta, alla necessità di rispettare il patto iniziale tra Comune e famiglia Boroli. Ossia quello di procedere con lo sviluppo del residenziale mantenendo i livelli occupazionali e garantendo ai lavoratori una sede di lavoro entro i 30 chilometri da Novara. Oggi i lavoratori “uscenti” erano in consiglio comunale a raccontare la loro storia.
Tanti gli interventi dei consiglieri, di maggioranza ed opposizione; e fatto salvo per qualche intervento molto politico e poco attinente al contesto, c’è la volontà di discutere delle azioni a tutela di questi lavoratori in una commissione che potrebbe essere convocata già per questa settimana. Il tutto, come è stato da più parti richiesto, alla presenza della famiglia proprietaria dell’area in questione. E’ l’ultimo tentativo di questi lavoratori che dopo 20-30 anni passati sulle rotative di corso della Vittoria, oggi lanciano il loro grido di dolore.
“Convocheremo i protagonisti di questa triste vicenda per capire se vi sono le condizioni perchè l’operazione possa riprendere su basi diverse da quelle iniziali che non hanno dato i risultati sperati – spiega il Sindaco Andrea Ballaré – Chiederò alla famiglia Boroli di rientrare in gioco con le Officine Grafiche: solo così potremo salvaguardare il lavoro di tutti e rilanciare un’azienda che, per Novara, è un punto di riferimento da sempre. Si riassumano la loro responsabilità visto che non l’hanno mantenuta nel momento delle difficoltà”.
L’impegno è anche quello di valutare se l’accordo siglato con la precedente amministrazione possa essere impugnato giuridicamente. Accordo che trasformava ed aumentava il volume edificabile a fronte di una garanzia, da parte della proprietà, di mantenere l’attività e i dipendenti, entro i 30 chilometri dalla città.
“Non so se la questione urbanistica conti o meno: l’accordo siglato dall’amministrazione precedente prevedeva il cambio di destinazione urbanistica a fronte del ricollocamento dell’attività produttiva. Qui non c’è alcun ricollocamento; qui si parla di chiusura. Questo fatto verrà posto all’attenzione dei legali. Può essere un motivo per riconsiderare quella edificabilità residenziale che oggi è nel Prg”.
Potrebbe essere questo l’ultimo atto da affrontare per capire se ci sia o meno una via di uscita per questi lavoratori. Oggi, certamente, la loro voce e le loro parole hanno riaperto il cuore della città. Un marchio nato a Novara e consolidatosi in tutto il mondo, un marchio che oggi cessa praticamente di esistere, nonostante sussistano le conidizoni economiche per riqualificarlo e magari aggiornarlo, alla luce delle evoluzioni tecnologiche degli ultimi anni. Fa male pensare che, con il marchio, vengano anche annullate le numerose professionalità che, in quello spazio, negli anni si sono formate e sono cresciute e che, oggi, si trovano a rimettersi completamente in discussione, alla ricerca di un nuovo posto di lavoro, dopo decenni passati nei laboratori di corso della Vittoria.