“Legame d’attaccamento e disturbi alimentari”
In psicologia il termine “attaccamento” è legato alle ricerche sullo sviluppo e sull’infanzia, in relazione ai legami che si creano con le figure di accudimento.
In questo senso assumono rilevanza fondamentale le interazioni ripetute tra il bambino e chi si prende cura di lui, perché attraverso esse la persona nel corso dello sviluppo crea un proprio “senso di identità” e una visione particolare del mondo e delle relazioni.
La ricerca clinica evolutiva degli ultimi anni offre una lettura dei disturbi alimentari che evidenzia chiaramente l’importante ruolo svolto dal legame d’attaccamento nella genesi delle problematiche legate al cibo.
La famiglia, il contesto familiare allargato e la perpetrazione dei cosiddetti “miti familiari”, contribuiscono in maniera incisiva a definire le credenze, i valori ed i comportamenti riguardo al corpo e all’alimentazione che vengono poi appresi dal bambino.
In particolare nell’infanzia e nell’adolescenza, con l’acuirsi del disagio emotivo e relazionale, vediamo crescere anche una sintomatologia che si esprime attraverso il cibo, o più in generale, attraverso manifestazioni somatiche di diverso genere (dolori addominali, gastriti, rifiuto del cibo etc..).
Allo stato attuale della ricerca non è possibile spiegare linearmente come lo stile di attaccamento possa essere correlato in modo specifico con il comportamento alimentare in età adulta. Esperienze precoci, responsabili del mancato sviluppo di una base sicura, interagendo con altri fattori, potrebbero favorire l’insorgenza successiva di disturbi alimentari in maniera non lineare ma complessa, agendo a vari livelli, ad esempio interferendo sulla capacità di gestire le emozioni spiacevoli, oppure ostacolando la costruzione di un’identità corporea positiva o non permettendo lo sviluppo di un senso d’identità integrato.

via goconversano
La mancata condivisione degli affetti, cui il bambino non ha accesso sin dai primi anni di vita, può creare confusione nel determinare quali sono i suoi bisogni fisiologici (come il cibo, lo stimolo della fame, l’alimentazione), e quali invece rappresentano i suoi bisogni emotivi e relazionali. Per questo risulta molto stretto il legame tra alessitimia (difficoltà ad accedere ai propri bisogni ed alle proprie emozioni) e disturbi del comportamento alimentare. Le persone che soffrono di anoressia o di bulimia hanno spesso difficoltà a riconoscere i propri stati interni e quindi spesso non riescono a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni secondo modalità adeguate. Questa incapacità di “leggersi” e di essere consapevoli dei propri vissuti ostacolano la creazione di legami stabili con gli altri incrementando la dipendenza dall’ambiente esterno per aver conferme e sicurezze. La dipendenza infatti costituisce un tratto fondamentale nelle persone affette da disturbi alimentari: la patologia, se da un lato può configurarsi come una rivendicazione non espressa della propria autonomia dalla famiglia, dall’altro tende a ricreare rapporti simbiotici con le figure di accudimento. In questo senso il corpo assume una valenza simbolica nella relazione, il punto d’incontro tra il mondo esterno ed il contenuto emozionale a cui la persona non ha accesso: il corpo in questo senso delinea il senso d’identità.
Le dinamiche di abbuffata e restringimento alimentare rappresentano quindi un goffo tentativo di controllo e contenimento degli stati emotivi interni, del trasmettere attraverso il corpo la propria immagine interiore ed il senso d’identità.
L’identità corporea in particolare si forma all’interno di relazioni precocissime con le prime figure d’attaccamento. Le esperienze negative nella relazione con la figura di riferimento possono portare a distorsioni del proprio modo di percepirsi e di percepire la realtà. Le emozioni spiacevoli suscitate da una rappresentazione mentale distorta del proprio aspetto fisico (immagine corporea alterata) possono condurre a mettere in atto comportamenti e abitudini alimentari scorrette sia nel senso restrittivo, sia nel senso della perdita di controllo. È quindi plausibile ipotizzare un legame tra stili insicuri di attaccamento alle figure significative dell’infanzia e eventuali alterazioni dell’immagine corporea, che più tardi, interagendo con altri fattori, possono favorire la comparsa di disturbi alimentari.
Iriada Gjondedaj