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Novara

Omicidio di Marita, ergastolo al fratello

Omicidio di Marita, ergastolo al fratello Massimiliano Tomasoni.

Uccise la sorella a coltellate, che gli aveva negato i soldi per la cocaina. Massimiliano Tomasoni è stato condannato all’ergastolo per il delitto della sorella Marita, avvenuto il 9 novembre 2016. La sentenza di primo grado è stata pronunciata nella tarda mattinata di oggi (27 febbraio) al termine del processo con rito abbreviato. Tommasoni è riuscito a evitare le udienze pubbliche, ma non a ottenere uno sconto di un terzo sulla pena, prevista per questo tipo di procedimenti.

Il brutale omicidio, che scosse Novara, avvenne nel salotto della donna. Tomasoni era andato nuovamente dalla sorella, sperando di farsi consegnare del denaro, ma Marita aveva ormai chiuso i rubinetti sapendo che il fratello spendeva quel denaro per soddisfare il suo vizio. Tra i due scoppiò una discussione, durante la quale Massimiliano accoltellò una ventina di volte la sorella. I vicini si accorsero dei lamenti provenire dalla finestra e diedero l’allarme al 118. Nonostante la corsa disperata verso l’ospedale e un intervento d’urgenza, Marita si spense la mattina del 10 novembre.

Massimiliano si chiuse in un lungo silenzio, nonostante i pressanti interrogatori degli inquirenti. Partecipò anche al funerale, nella chiesa di Cerano, seduto fra gli altri parenti. L’indomani, dopo due settimane trascorse a respingere le accuse e i sospetti degli investigatori, si presentò in Procura con il proprio legale e confessò. Dal giorno delitto erano già trascorse 2 settimane.

Già dal giorno del delitto i Carabinieri sapevano che dietro quella terribile aggressione c’era lui. Marita, volontaria dai frati di San Nazzaro alla Costa, viveva in una casa indipendente alle spalle del carcere. Le telecamere puntate sulla zona lo avevano immortalato mentre gettava gli abiti sporchi di sangue in un cassonetto. Si era preparato i vestiti di ricambio, lasciati nel baule della propria auto. Tomasoni crollò solo quando seppe che ormai era stato incastrato.

Eppure Marita aveva cercato di difenderlo fino all’ultimo. Dopo l’arresto gli investigatori rivelò che la mattina dell’accoltellamento la donna non chiese aiuto a nessuno, anzi ferita e sanguinante aveva cercato di rimettere a posto i mobili del salotto, sperando così di non rivelare quella terribile violenza.